alta montagna
06-07.07.2013 – Alpi Retiche Occidentali – Pizzo Bernina (4049 m) - Via Normale
Gruppo: Alpi Retiche Occidentali
Regione: Lombardia - Val Malenco (IT)
Locaità di partenza: Diga di Campo Moro - Chiesa in Valmalenco
Struttura d'appoggio:Rif. Città di Carate - Rif. Marinelli Bombardieri - Rif. Marco e Rosa/
Esposizione: sud
Sentieri utilizzati:
Massima elevazione raggiunta: 4049 m
Dislivello Totale: 2100 m
Dislivello dal rifugio: 450 m
Sviluppo complessivo: -
Riferimento cartografico: Carta nazionale della Svizzera 1:25.000 numero 1277-Piz Bernina
Difficoltà: PD+
Attrezzatura utilizzata: normale da ghiacciaio, 1 pezzo di corda, 2 rinvii
Tempi di percorrenza: 1° giorno: 6h al rigufio Marco e Rosa; 2° giorno: 2 h 15' alla vetta
Descrizione generale
Il Piz Bernina (4049m), è il 4000 più a est della catena alpina, e l'unico presente nelle Alpi Retiche.
Il gruppo, che comprende svariate vette appena al di sotto la sua quota di grande bellezza e importanza alpinistica, si sviluppa in senso longitudinale facendo da spartiacque tra la svizzera Engadina e l'italiana Valtellina.
Coperto da numerosi ghiacciaio sui versanti sia nord che sud, che negli ultimi anni hanno subito come tanti altri una drastica riduzione, è interessante terreno anche per traversate e gite di scialpinismo. Sono presenti nel gruppo anche scalate in quota sulle bastionate rocciose esposte a meridione.
A livello turistico il gruppo è conosciuto per il famoso trenino del Bernina che lo attraversa latitudinalmente nella sua parte orientale facendo spola tra Tirano e Sanct Moritz.
Attacco, Descrizione della via
Percorrendo la statale della Valtellina si giunge a Sondrio dove seguendo le indicazioni ci si inerpica per la Valmalenco. Prima di giungere a Chiesa Valmalenco proseguire verso destra seguendo le indicazioni per Campo Fransica e Campo Moro.
Si giunge in fondo alla strada percorrendo numerosi tornanti e giungendo al rifugio Poschiavino dove è vietato proseguire. Lasciare l'auto e a piedi dirigersi sulla cazzorrabile in discesa verso la diga.
1° giorno:
si oltrepassa la diga stessas e si prende il sentiero dove indicati il rifugio Carate e il Rifugio Marinelli Bombardieri.
Superato il primo strappetto si attraversa in falso piano verso ovest sopra la direttiva dell'alpe Musella (sotto di qualche centinaio di metri). Proseguendo sempre sul sentiero si giounge ad un laghetto alpino appena prima del tratto chiamato "I sette sospiri" a acusa della ripidità delle balze che ci portano al primo rifugio. Qui una bella fetta di torta non posso certo evitarla.
Proseguendo verso la bocchetta posta appena a monte dello stesso ci si dirige prima in costa poi leggermente in discesa verso oriente. Alzando lo sguardo verso nord est è già ben visibile il secondo rifugio (MArinelli Bombardieri) posto su una bastionata rocciosa prima del ghiacciaio di Felleria.
Attraversato il torrente si risale il ripido sentiero fino al rifugio dove la seconda sosta è d'obbligo.
Qualche foto e una sbirciatina col binocolo per ammirare i Pizzi Gemelli, il Pizzo Sella, il ghiacciaio di Felleria, il bivacco Parravicini, il Piz Roseg, la cima dello Scerscen.
La direzione ora è sempre in costa verso est fino a giungere e superare la bocchetta che ci deposita ad un passo dal ghiacciaio pianeggiante che si percorre cercando di non perdere quota e non stare troppo sotto le bastionate rocciose che lo delimitano a destra per evitare le cadute dei sassi che vista l'ora non sono da escludere.
Con leggera traccia semicircolare ci si porta sotto la direttiva del canale a destra della ferrata che ogni anno subisce le intemperie ma soprattutto le scariche e il ritirarsi del ghiacciao sulla quole poggia.
Considerata la quantità di neve la scelta ci sembra facile e risaliamo il canale stesso (non più di 45°) per giungere al cospetto della Creasta Guzza appena a destra del Rifugio Marco e Rosa dove passeremo la notte.
2° giorno:
la partenza all'alba ci regala momenti magici e scorci veramente affascinanti: il sole che si alza da dietro i Palù e le Bellevista è emozionante, l'aria per niente fredda ci fa gustare con calma e tranquillità il momento.
Si risale in direzione nord il pendio nevoso che conduce sotto le prime rocce; considerata la quantità di neve non è stato nemmeno necessario camminare su sfasciume solitamente presenti in questa stagione dell'anno. Attraversiamo per una decina di metri su rocce di II e poi su traccia nevosa ben battuta che ci conduce in cresta.
La neve continua ad essere croccante e la traccia sempre ben battuta e larga; questo ci aiuta ad arrivare abbastanza in fretta in cima alla Punta Perrucchetti (4020m) (ancora italiana ma non avveretata nell'elenco ufficiale dei 4000m) e superare la crestina subito sotto che solitamente è ben affilata ed esposta.
Un ultimo tratto di facili roccette ci conduce sulla vera e propria a quota 4049m.
Anche qui il panorama ci ruba gli occhi e tra il silenzio e l'emozione ci godiamo l'attimo scrutando le cordate che ancora devono giungere.
Un innevamento ancora abbondante ci ha concesso la solitudine della cima.