roccia
05.06.2016 - Grigna - Sasso di Sengg (2136 m) - Via Vicenza
Gruppo: Alpi Orobie - Gruppo delle Grigne
Regione: Lombardia
Località di partenza: Cainallo 1280 m (Esino Lario LC) - E possibile salire anche da Mandello del Lario verso il rifugio Elisa (accesso più lungo)
Struttura d'appoggio: Rifugio Bietti m 1719 - Rifugio Elisa m 1515
Esposizione: Sud
Sentieri utilizzati: Sentiero 25 dal Cainallo in direzione rifugio Bogani, dal bivio in direzione rifugio Bietti sentiero 24, in seguito sentiero 16 (canalone della val Cassina)
Massima elevazione raggiunta: 2400 m
Dislivello Totale: 900 m
Dislivello della via: 8 lunghezze circa 300 m + (eventualmente i tiri iniziali della Giuliana sullo zoccolo basale IV+
Difficoltà: TD VI+ (variante Balatti) o V+/A0 sui passi piu impegnativi (Dolomia - arrampicata in diedri, placche, e lame). Proteggibilità: R3 - Ambiente: III
Attrezzatura utilizzata: Normale da arrampicata. 10 rinvii (meglio qualche "slungone"). mezze corde da 60 m. Serie di friend fino al 2 BD, qualche nut da piccoli a medi, portare martello ed eventualmente qualche chiodo. (alcuni chiodi potrebbero necessitare di essere controllati e ribattuti), portare cordini o fettucce per clessidre
Tempi di percorrenza: circa 2/2,30 h per l'attacco (in base alle condizioni del canalone - neve ghiaccio ad inizio stagione - e dei sentieri) - 4,00 h la via - discesa a piedi per tracce di sentiero ricongiungendosi con il sentiero che porta alla ferrata del Sasso Carbonari (bolli rossi) si raggiunge in circa 30 minuti l'imbocco del canalone della Val Cassina e la bocchetta della Val Cassina; da li in seguito si ritorna al Cainallo con il sentiero dell'andata
Descrizione generale
Eugenio Vinante (1908-1938), alpinista vicentino poi trasferitosi in Lombardia, è uno di quegli alpinisti che hanno rischiato di cadere nel dimenticatoio, sicuramente personaggi minori, ma che dimostrano comunque qualità e potenzialità che non possono passare indifferenti.
Negli ultimi anni si stanno rivalorizzando, ricercando e ripetendo molti itinerari che stavano andando dimenticati, pareti poco frequentate, le vie che le percorrono ed i loro personaggi; molte salite appartengono a quell'alpinismo pionieristico del Lecchese e nelle Orobie affacciate sulla Valsassina.
Osservando le ascensioni di Vinante, dal materiale disponibile in rete, leggendo relazioni e la bibliografica, si nota come questo alpinista abbia avuto come terreno di "gioco" molte di queste pareti nel lecchese che ancora oggi molti di noi hanno timore ad affrontare, magari per la qualità della roccia, per l'isolamento, per l'incertezza degli itinerari o l'attrezzatura.
Si ritrovano località come il Campelli (da qualche anno rivalorizzato), a quanto pare è sua la prima invernale della frequentata cresta Ongania (da lui chiamata Euganea – 19 mar 1934), o di tentativi ai pilastri del Campelli.
Si ritrovano vie nell'arco di pochissimo tempo (1934), sulle isolate strutture del Sasso Carbonari e del Sasso di Sengg, con passaggi estetici e coraggiosi per l'epoca:
- variante via Fratelli Aldè (sasso Carbonari) 29 Lug 1934
- via Vicenza (sasso di Sengg) 17 giu 1934
- via Gardata (sasso di Sengg) 20 mag 1934
- via Rongio (sasso di Sengg) 15 mag 1934
- Torrione Vittoria 10 giu 1934
Fino alla parete Fasana (Pizzo della Pieve), dove Eugenio Vinante compirà la sua salita più rappresentativa, la prima invernale alla parete Fasana 24-27 gen 1937 in compagnia del giovane Bruno Cacciamognaga. Putroppo questa salita condizionerà pesantemente la sua vita portandolo al decesso nel 1938 a causa dei danni riportati ai piedi in seguito a congelamento; molti ricordano il gesto di generosià nei confronti del suo compagno di cordata a cui diede il suo paio di calzettoni di ricambio.
Già Mario Dell'Oro il “Boga” aveva tentato questa ascensione, come racconta Pino Comi:
“…...Nel 1937 gli fui compagno sulla parete Fasana del Pizzo della Pieve che si eleva per oltre 800 metri sopra Primaluna in Valsàssina: era la seconda volta in quell’anno. Voleva imprimersi bene in mente i passaggi che potevano risultare molto impegnativi se ricoperti di ghiaccio perché il prossimo inverno intendeva tentare la prima invernale.
Era appena iniziato il 1938: la data fissata per la salita era il 5-6 gennaio, festa dell’Epifania. Pernottammo la sera prima al rifugio Tedeschi al Pialeral gestito dall’amico e Guida Alpina Giovanni Gandin che cercò di dissuaderci dal nostro proposito. Alle prime ore del 5 lasciammo il rifugio per la nostra meta. Fu una marcia lenta e faticosa per la troppa neve: la crosta gelata spesso cedeva e si sprofondava fino alle anche. Dopo 4 ore eravamo quasi arrivati al punto d’attacco con piccozza, ramponi e un sacco da bivacco che avevamo confezionato con carta catramata retinata che allora si usava per pacchi postali, e naturalmente zaini con viveri e una coperta. Tutto era diverso dall’estate scorsa: un silenzio e una pace impressionanti gravavano nella zona, ogni tanto rotti dal boato provocato da grosse slavine che dalla parete ad intervalli regolari, precipitavano lungo il percorso di salita infrangendosi alla base. Spettacolo pauroso e affascinante: guardavamo quelle cascate di neve che ci toglievano la possibilità di attuare il nostro ambizioso programma. Anche il tempo era cambiato: cominciava a nevicare. Amareggiati ricalcammo le nostre orme e alle 14 eravamo al Pialeral, con il Gandin che ripeteva: “ve l’avevo detto che la Fasana d’inverno è impossibile!”…...”
Riferimento
Ancora oggi questa parete incute timore reverenziale, maggiormente nelle sue condizioni invernali (negli ultimi tempi ha riscoperto un una nuova "giovinezza alpinistica invernale" grazie alla sua struttura ed esposizione), pensare alle condizioni ed al periodo in cui Vinante e Cacciamugnaga affrontarono questa parete, non fa altro che aumentare il rispetto per questo alpinista.
Approfondimenti:
Approfondimento 1
Approfondimento 2
Attacco, Descrizione della via
Dalla SS36 Lecco/Sondrio - portarsi a Varenna SP72 e seguire le indicazioni per salire all'abitato di Esino Lario, la strada in seguito prosegue verso il Cainallo (sono presenti le indicazioni). E' possibile salire ad Esino anche da Bellano (uscita Bellano SS36).
N.B.
In località Cainallo è nercessario procurarsi il ticket di parcheggio, è stata installata presso il ristorante/rifugio Cainallo una macchinetta dove è possibile fare il biglietto (2,00 €). In seguito si prosegue lungo la strada finchè diventa sterrata e porta ad un ampio spazio per parcheggiare.
- Accesso a piedi: Dal parchgeggio seguire le indicazioni per il rifugio Bogani (sentiero 25) in seguito un bivio indica Rifugio Bietti, imboccare il sentiero che sale ripido sulla destra (sentiero 24 seguire sempre indicazioni Rifugio Bietti), che ci porterà prima al bivacco 89a Brigata e con saliscendi passando nei pressi della porta Prada, fino al rifugio (1,00/1,15 h). dal rifugio imboccare il Sentiero 16 in direzione del bocchetta della Val Cassina e rifugio Elisa, dove inizia il Canalone della Val Cassina (si tratta di una vera e propria ferrata).
Scendere lungo tutto il canale fino alla fine, sulla destra avremo la struttura del sasso Cavallo, a sinistra le pareti del sasso di Sengg. Aggirare lo sperone roccioso del sasso di Sengg (è possibile anche effettuare dalla base della struttura delle lunghezze della via Giuliana che ci porteranno agli scoscesi prati sommitali IV+) e risalire i prati molto ripidi (tratti di arrampicata) fino alla base della parete che guarda verso il Sasso Cavallo (circa 2,00/2,30 h dal Cainallo).
N.B.
- Nel canalone della Val Cassina è possibile trovare neve o ghiaccio ad inizio stagione.
- Vi è la possibilità di lasciare il materiale in eccesso nei pressi della bocchetta della Val Cassina prima di scendere nel canale e recuperarlo in seguito, (la via, se completata, non prevede la discesa in corda doppia).
- All'attacco della via, alla base del primo diedro/lame, si trova una sosta su chiodi con cordone e maglia rapida di calata.
1° Tiro: Salire la fessura diedro (chiodi), in seguito vago diedro con sosta a destra. Max V+
2° Tiro: (congiunzione con variante Balatti) si prosegue lungo il diedro alla nostra sinistra (presenti chiodi) girando poi nettamente a destra per qualche metro su roccia lavorata, in seguito si risale su placche fessurate fino a trovare la sosta. Max V+ /VI
- La via originale prosegue dritta lungo il diedro.
3° Tiro: (variante Balatti VI+) traversare a sinistra lungo la placca (clessidra dove proteggersi all'inizio, poi tratto sprotetto) puntando all'evidente diedro che riprende la via originale (si vedono i chiodi, alcuni da verificare), si risale verso il diedro finche non diventa più netto, si sosta sotto di esso (quando diventa strapiombante) traversando in placca verso destra. Max VI+
- Dalla sosta, il diedro precedentemente affrontato prosegue leggermente strapiombante con maggiori difficoltà, è possibile scorgervi due chiodi di tentativi precedenti.
4° Tiro: Abbassarsi leggermente e traversare nettamente verso destra su lame rovescie e buoni buchi per i piedi fino alla fine di essa, si risale leggermente in diagonale verso destra sempre su lame e fessure, e spostarsi in seguito a sinistra fino a raggiungere un gruppo di clessidre dove è possibile fare sosta. Max V
5° Tiro: Traversare in placca verso sinistra passando sopra la linea della sosta precedente ed il diedro (V), fino a portarsi all'evidente canale/diedro che risale, sostare sotto un saltino più verticale che entra nel camino (è possibile fare la sosta su protezioni veloci o usare qualche chiodo, attenzione alla qualità della roccia in questo punto). max V
6° Tiro: infilarsi nel canale camino, percorrerlo ed uscire sulla sua sinistra, proseguire sullo spigolo e portarsi fino alla cengia erbosa dove è possibile sostare su clessidra. Max IV+
7 °Tiro: affrontare lo spigolo in placca oppure spostarsi a destra e risalire su lame e fessure, fino ad una placca a rigole, risalirla leggermente verso destra e si dovrebbe incontare una grossa clessidra con cordone. Max V
8° Tiro: Si risale l'ultima struttura (possibilità anche di più linee) per un evidente canalino, facendo sosta sopra appena possibile, si trova un masso arrotondato e poco sporgente nel prato dove far passare una fettuccia (è possibile anche saltare questa lunghezza e risaslire i prati sul fianco destro). max III-IV
Discesa
Discesa a piedi verso la bocchetta della val Cassina.